domenica 18 maggio 2008

Precari impotenti anche fra le lenzuola (parte seconda)

La notizia riportata dall’Ansa sui precari a rischio impotenza dovrebbe far riflettere sulla gravità di una condizione figlia del lavoro flessibile.
Sono sicuramente lodevoli tutti quei contributi giornalistici, editoriali e simili, che continuano a metterne in luce gli aspetti positivi, ma ciò non dovrebbe distogliere l’attenzione da quelli negativi. Se i primi, è innegabile, ci sono, i secondi purtroppo continuano ad aumentare a dismisura.
I precari esistono. Non sono frutto di luoghi comuni, di pregiudizi ideologici, come spesso si sente o si legge nei media. La loro situazione va analizzata, inquadrata, risolta (quasi) definitivamente. Si sa, ogni albero ha le sue mele marce. Eppure l’agricoltore non si prende forse cura della pianta affinché siano il meno possibile? Insomma, rispetto alle finalità iniziali per cui erano state introdotte e poi regolamentate le varie forme di temporaneo, oggi, si è andato un po’ troppo oltre. Se da un lato infatti le norme in materia di promozione dell'occupazione hanno centrato il loro obiettivo, dall’altro molte frecce non sono andate a segno e rischiano addirittura di fare feriti, sia in ambito lavorativo che sociale. I più colpiti sono le fasce deboli, i giovani in particolare, le cui prospettive di vita diventano ancora più insoddisfacenti. Proprio loro che dovrebbero essere e sono il futuro del nostro paese! Un futuro che si rigenera nelle famiglie. Ma senza stabilità economica l’unica certezza è il niente: niente casa, niente figli, niente di niente. Nondimeno la nostra Costituzione all’articolo 31 afferma: “La Repubblica agevola con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia e l'adempimento dei compiti relativi.” Ditemi come. Con aiuti in assegno o similari?
Garantendo un posto di lavoro serio otterrebbe risultati certamente più apprezzabili, proficui e meno onerosi, perché darebbe autonomia, certezze, stabilità, a chi quella famiglia deve mantenerla. E invece preferisce prendere soltanto misure temporaneamente necessarie ad arginare questo o quell’aspetto della questione, senza mai affrontarla di petto e porvi fine, qualunque sia il costo da sostenere. In fin dei conti, considerando che i rischi a cui si va incontro non prestando la dovuta attenzione a quella che potremmo definire una deviazione rispetto alle finalità legislative non sono né pochi né indifferenti, forse una presa di posizione più decisa non sarebbe così dolorosa o insostenibile come si pensa.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Meglio precari o schiavi (anche se a tempo indeterminato) piuttosto che disoccupati!
E' l'amara realtà: se si resta disoccupati a 30 anni e peggio con la laurea, prima di trovare un lavoro si fa prima ad invecchiare!
(Già con un lavoro trovarne un altro è impossibile!)

Che paese infame l'Italia!