domenica 27 luglio 2008

Precari, Pdl difende norma.Sacconi prende distanze

Il governo si divide sulla cosiddetta norma anti-precari inserita nella manovra alla Camera e ora all'esame del Senato: il ministro del Welfare Maurizio Sacconi ha preso le distanze dalla norma che il Tesoro inserì nel suo maxi-emendamento e su cui chiese la fiducia a Montecitorio. Le opposizioni e i sindacati stigmatizzano la posizione ambigua dell'esecutivo e chiedono che la norma sia cambiata al Senato.
E le organizzazioni del lavoratori lanciano anche un allarme: la norma farebbe saltare l'accordo sui precari siglato con le Poste, l'azienda per la quale nasce la norma stessa. Ma il percorso più probabile, e condiviso tra i ministri, è quello che la manovra non venga modificata al Senato, ma intervenga un successivo decreto di correzione. Il presidente della commissione Bilancio del Senato, Antonio Azzollini, ha ironizzato sul fatto che sia esplosa una polemica solo oggi: "é curioso - ha detto - la norma è stata presentata e votata 20 giorni fa in commissione Bilancio alla Camera; poi è stata discussa in aula prima e dopo la fiducia". Sta di fatto che mentre il Pdl ha difeso la norma, con Italo Bocchino, Osvaldo Napoli e Daniele Capezzone, il ministro del Welfare Maurizio Sacconi ha fatto sapere di essere "distinto e distante" dalla contestata norma. Il ministro Renato Brunetta gli dà ragione, mentre i ministri Gianfranco Rotondi e Roberto Calderoli hanno disconosciuto la paternità dell'esecutivo: "la colpa è del Parlamento" ha detto Calderoli.
L'arcano sull'origine della norma è stato svelato da Gianfranco Conte (Pdl), presidente della commissione Finanze della Camera, e presentatore con la Lega dell'emendamento durante l'esame in Commissione alla Camera. Il loro intento era quello di aiutare le Poste, alle prese con il contenzioso di numerosi precari con cui sono stati siglati contratti irregolari. Racconto confermato da Pierpaolo Baretta, capogruppo del Pd in commissione, che si era battuto contro la norma. "Il governo - contesta l'ex sindacalista Cisl - non può fare Ponzio Pilato e lavarsene le mani. L'emendamento lo ha accolto e lo ha inserito nel maxi-emendamento su cui ha chiesto la fiducia". La richiesta al governo di cancellare al Senato la norma arriva unanime da tutte le opposizioni, parlamentari ed extraparlamentari: da Enrico Letta a Pierferdinando Casini, da Pierluigi Bersani a Silvana Mura di Idv, da Oliviero Diliberto a Roberto Fiore del Fronte nazionale.
Anche il sindacato fa sentire la sua voce con il segretario confederale della Cgil, Fulvio Fammoni, che invita il governo "a non nascondere dietro un dito le proprie contraddizioni". E il segretario generale di Slc-Cgil, Emilio Miceli, lancia un allarme paradossale: la norma potrebbe far saltare l'accordo sottoscritto dalle Poste con i sindacati per la stabilizzazione dei precari. "La situazione nelle Poste era già preordinata e risolta - ha detto Miceli - e la sollecitudine del governo è quanto mai sospetta". Il ragionamento comune, esplicitato da Enrico Letta, ministro ombra del Welfare, è semplice: "Dal momento che il governo nega la paternità del grave emendamento, c'é una sola via d'uscita, semplice e lineare: il Senato elimini l'emendamento". Il punto è che il silenzio del Tesoro è assai eloquente. E lo spiega il presidente della commissione Bilancio del Senato, Azzollini: "al momento il governo non ha modificato la propria posizione, e cioé quella di portare a termine la manovra prima possibile". Il motivo è semplice: "se dice sì al cambiamento di uno dei contenuti della manovra, si aprono le cataratte" degli emendamenti. La soluzione riferita da Azzollini è quella di un successivo decreto alla manovra che la modifichi "di intesa con le parti sociali".
Soluzione che andrebbe bene anche a Sacconi. "L'intera materia andrà rivista - ha commentato Brunetta - e credo che il ministro Sacconi abbia la capacità e la sensibilità per farlo". Diverso il caso sull'articolo 60 della manovra, sulla flessibilità del Bilancio, che anche il Quirinale ha chiesto di ritoccare: "quella è una cosa diversa - osserva Azzollini - è un problema di natura tecnica, di procedura. Se il governo decide di modificarla, poi la manovra viene approvata in due giorni alla Camera in terza lettura". Domani alle 15 scade il termine per presentare gli emendamenti in commissione al Senato e il sottosegretario Giuseppe Vegas è atteso per la replica del governo.
CREMASCHI, ROMPERE CON CONFINDUSTRIA - "Il sindacato ha una sola risposta seria visto che il mandante" della norma sui precari contenuta nel maxi-emendamento del Governo "é la Confindustria. La risposta è rompere le trattative con la Marcegaglia e preparare un autunno di lotte per il salario e contro la precarietà". E' quanto sostiene il segretario nazionale della Fiom-Cgil, Giorgio Cremaschi. "Qualsiasi altra reazione - aggiunge - rientra nel regno delle chiacchiere. Lo scandalo improvviso sulla norma anti-precari è alquanto ipocrita in quanto questa norma era conosciuta da diverse settimane e alcuni di noi l'avevano con forza denunciata".
(di Giovanni Innamorati)
Ansa del27/07/2008

1 commento:

Anonimo ha detto...

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