giovedì 3 luglio 2008

Italia maglia nera per stipendi, occupazione - Ocse

Cattura l'attenzione il rapporto tra ore lavorate e stipendio medio. Un lavoratore italiano in media in un anno dedica al proprio impiego 1.824 ore (dato 2007). Lavorano più degli italiani, tra tutti i 30 paesi Ocse, soltanto i cechi, gli ungheresi, i lussemburghesi e i polacchi.
Ma gli stipendi sono magri, almeno rispetto ai colleghi stranieri. A parità di potere d'acquisto, un italiano in media nel 2006 ha guadagnato 29.844 dollari, rispetto ai 38.252 dell'Ocse e 34.651 della Ue-15. Lo stipendio italiano in termini reali è calato dello 0,2% nel 2006. Altre contrazioni si sono registrate soltanto in Germania (-0,3%), Portogallo (-2,6%), Spagnia (-0,7%) e Paesi Bassi (-0,1%), contro una crescita dell'1,1% nell'area Ocse e dello 0,4% nella Ue-15.
Solo altri sette paesi stanno peggio o come l'Italia in termini di stipendio. Sono la Repubblica Ceca e quella Slovacca, l'Ungheria, la Polonia, il Portogallo, la Spagna e la Grecia.

TASSO OCCUPAZIONE BASSO TRA LE DONNE
Solo il 46% delle donne italiane può vantare un impiego e il tasso di occupazione femminile è molto basso anche nella fascia di età più attiva (25-54 anni), al 59,6%, il terzo peggiore nei paesi Ocse, dopo Messico e Turchia.
Secondo lo studio "la scarsa occupazione femminile è innazittutto il risultato della debole partecipazione delle donne italiane al mercato del lavoro, dovuta all'inadeguatezza delle politiche di sviluppo delle infrastrutture per l'infanzia e all'insufficienza delle detrazioni fiscali a favore di coppie multi-reddito".
Inoltre, le italiane guadagnano in media il 18% in meno rispetto ai colleghi maschi per ora lavorata. "Persistenti pratiche discriminatorie nel mercato del lavoro sono un fattore chiave alla base di queste disparità".
E non sembra aiutare la condizione delle lavoratrici italiane il ricorso al part-time, pari al 15,1% sul totale occupazione (dato 2007), rispetto al 15,4% della media Ocse e al 18,1% di quella Ue-15, con una punta del 36,1% nei Paesi Bassi.
Reuters del 02/07/2008

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