domenica 8 giugno 2008

Intrappolati nel lavoro atipico

ROMA - Sono oltre 830 mila i lavoratori italiani che nel 2007 erano a rischio precarietà, 20 mila in meno rispetto all'anno precedente. Un calo che inverte la rotta rispetto agli anni precedenti, ma a cui non corrisponde un miglioramento della condizione economica. Secondo l'ultima ricerca dell'Ires-Cgil, in collaborazione con l'Università la Sapienza, sul lavoro parasubordinato, il reddito medio per i precari è infatti di circa 8.800 euro l'anno. Non solo, una gran parte dei lavoratori rimane "intrappolata" nel lavoro atipico: sei precari su dieci per due anni di seguito e oltre il 37% per tre anni (la ricerca prende in considerazione il triennio 2005-2007). "Il dato positivo - ha sottolineato il segretario confederale della Cgil, Fulvio Fammoni - è che il trend ascendente ha subito un rallentamento. Significa che volendo si può intervenire, come ha fatto con atti concreti il precedente governo, e bisogna continuare ad intervenire. Tuttavia il numero complessivo resta altissimo e rappresenta una anomalia in Europa".
Secondo i dati 2007 raccolti nella ricerca di Ires, Nidil e Università La Sapienza, i lavoratori parasubordinati sono oltre 1,5 milioni, con un aumento del 2,4% rispetto al 2006. In questo insieme rientrano però anche i lavoratori 'tipici', ovvero gli amministratori, i sindaci di società e i partecipanti a commissioni, che sono circa 500 mila. Un milione sono invece gli atipici, in larga maggioranza titolari di contratti di collaborazione. Di questi i lavoratori ritenuti a rischio di precarietà, quelli cioé che hanno una collaborazione con reddito esclusivo, erano lo scorso anno 836 mila, contro gli 858 mila del 2006. In un anno il calo è stato quindi di oltre 20 mila unità e, secondo la ricerca, è ascrivibile "all'attenzione che il Ministero del Lavoro ha attribuito alla lotta alle false collaborazioni, all'aumento del contributo pensionistico di 5 punti percentuali rispetto al reddito che ha reso meno conveniente per le aziende il ricorso alle collaborazioni, e infine agli incentivi alla stabilizzazione". I precari emergono come un popolo di giovani "ma non troppo".
L'età media è infatti di 34 anni e il contratto medio dura circa sette mesi. A livello territoriale la maggiore concentrazione si riscontra in Calabria e nel Lazio, dove sono precari tre parasubordinati su quattro. Per quanto riguarda i redditi, la ricerca evidenzia come per i precari la media si attesti nel 2007 a 8.800 euro l'anno, con un incremento rispetto al 2005 del 4,8%, pari a 405 euro. Si tratta, sottolinea la Cgil, di un aumento "tanto limitato da impedire il recupero dell'inflazione reale. Ciò indica inequivocabilmente un costante peggioramento delle condizioni economiche". Dai dati si evince inoltre che il lavoro parasubordinato non rappresenta un "evento passeggero". Le collaborazioni "per essere impieghi temporanei sono decisamente stabili nel tempo - sottolinea la ricerca - l'impressione è di essere di fronte ad una flessibilità contrattuale di lunga durata in cui l'impegno lavorativo, seppur intermittente nel corso dell'anno, è però rinnovato da un anno all'altro". I casi sono "molto frequenti: sei precari su dieci rimangono nell'impiego atipico per due anni di seguito, e oltre il 37% vi è rimasto per l'intero triennio in considerazione. Si tratta evidentemente di una condizione di intrappolamento nel lavoro flessibile". "Per affrontare il tema della precarietà - ha sottolineato Filomena Trizio, segretario generale Nidil Cgil - sono necessarie politiche adeguate che sappiano contrastare i fenomeni degenerativi basati su mere convenienze di costo del lavoro. Da qui la necessità e la responsabilità per il nuovo governo di mantenere e rafforzare" l'azione intrapresa nello scorso biennio.


Ansa del 05/06/2008

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