domenica 14 settembre 2008

Linfa giornalistica

Come molti, insomma, io ho una passione che la Padrone definisce di sicuro insuccesso. Io preferisco premettere l’in al primo termine e dire piuttosto di insicuro successo. Perché, come la storia dell’archeologo dimostra, e la stessa giornalista la commenta, si può sfondare in un settore di dubbia occupabilità se si persegue ciò che si desidera testardamente e con competenza. Senza arrendersi alle prime difficoltà, anche se le sconfitte vanno messe in conto. Contesto permettendo, ovviamente.
Io, nonostante non possa annoverare tra le mie referenze nessuna collaborazione giornalistica né editoriale, escluso qualche articoletto in giornali locali, non rinuncio al mio sogno lavorativo. Aspirerò sempre a realizzarlo e cercherò di aprirmi, quando e dove possibile, nuove strade verso quella direzione, anche se, nel frattempo, posso fare altro.
Perché dovrei negarmelo?
Perché dovrei soffocare quest’anima che palpita dentro di me?
Sarebbe come chiedere a una sirena di scegliere: sentirsi o solo pesce o solo uomo. Ma è entrambi, per natura! Beh… io posso essere commessa, segretaria, moglie, madre, ma sarò sempre giornalista di carta stampata. Anche senza tesserino né qualifica, perché lo sono nel sangue, nella testa, nelle mani… in tutto ciò che sono. E ogni passo che ho compiuto finora per il raggiungimento di questo obiettivo non lo rimpiango.
Neppure quando mia madre, con i soliti discorsi già detti e ridetti, mi rinfaccia, con fare dolente, che se avessi scelto un’altra facoltà universitaria, adesso, forse, non farei un lavoro non all'altezza delle sue aspirazioni e dei suoi sacrifici, ma avrei, magari, già un impiego stabile.
Neppure quando mi invita a nuovi studi in un settore professionale maggiormente richiesto dal mercato, senza comprendere il significato delle mie parole: non potrei, non riuscirei a impegnarmi seriamente, con spirito e motivazione, in qualcosa che mi farà sentire comunque un’infelice. Se proprio devo esserlo, preferisco esserlo il minor possibile, e non dolendomi di aver dovuto pure faticare per ritrovarmi in una simile condizione.
I più, sentendomi fare simili discorsi, si affrettano a ribattere, interrompendo il mio parlare, che sono un’incosciente immatura, che devo affrettarmi a crescere ora che ho messo su famiglia e abbandonare certe illusioni da ragazzina. Ma cosa ne sanno loro? Io li faccio i miei sacrifici, sgobbo per racimolare qualche euro, eppure voglio ancora altro da questa mia vita. Ho una passione che mi motiva e mi fa sentire viva, e che prima o poi mi garantirà “sostentamento”. Intanto le do sfogo in questo mio blog, che racconta di me e di giovani volenterosi pronti a lottare per affermare la propria identità in un Paese, l'Italia, dove spesso veniamo visti ed etichettati come fannulloni falliti.

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