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So bene che spesso determinate situazioni non dipendono da noi. Che puoi ad esempio svegliarti una mattina con moglie, figli, senza lavoro e con notevoli difficoltà a trovarne un altro. Ma non ci riesco. Quella frase mi sa di calunnia. Difatti, il giorno seguente, altra zingara stesso discorso.
Perché non riesco a commuovermi alle loro parole?
Mi torna in mente una pagina di Luca Goldoni in Vita da bestie:
“Anche perché stravedere per gli animali, a volte, svela aspetti mortificanti. Anni fa a San Francisco avevo osservato che quasi tutti i barboni avevano in grembo un cane o un gatto, impassibili come loro nella dignità di una miseria accettata. E non avevo pensato che si portassero dietro l’animale per richiamo, come le zingare per i lattanti dai piedini nudi in dicembre. Credo che in America pietà o indifferenza prescindano dall’immagine contingente.
Da noi non è così. Davanti a un grande magazzino staziona abitualmente una donna con il solito pezzo di cartone scritto in mezzo italiano, appoggiato a un cappello quasi sempre vuoto. Sento i commenti: quella è bosniaca come io sono cinese.
L’altra mattina, nel posto dove la figura nera è oramai inserita nell’arredo urbano, ho notato un insolito assembramento di massaie che si richiamavano con strilli di tenerezza: accanto alla donna c’era una cagnetta con tre cuccioli che succhiavano il latte. Dentro al cappello tintinnavano i centoni offerti dal repentino buon cuore. Con un colpo di ingegno la bosniaca aveva intuito quali corde toccare per commuovere i passanti.”
Io stravedo per i bimbi ma sono come gli Americani.
Vorrei chiedere a queste persone di raccontarmi la loro storia. Non l’ho mai fatto. Appena do il mio rifiuto a qualunque loro richiesta si tramutano in viso. Diventano piene di rabbia. Perdono di verità. Almeno per me.
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